Utilizzato fin dalla preistoria per le prime testimonianze pittoriche, il colore rosso suscita per sua natura emozioni contrastanti: amato o odiato, a seconda del periodo storico in cui viene utilizzato, questo colore primario giunge ai giorni nostri come protagonista nei settori più diversi, dall’arte alla moda, dall’astronomia all’architettura.
Se si pensa a una Ferrari, ce la si immagina rossa fiammante. Infatti, è praticamente impossibile pensare a questo marchio senza associarlo al colore rosso. Sapevate però che la scelta del colore non è stata dettata dalle scelte stilistiche dell’epoca ma da un’imposizione del regolamento FIA - Fédération Internationale de l'Automobile? A inizio Novecento, infatti, la Federazione assegnava un colore diverso per ogni nazione partecipante e alle case automobilistiche italiane che gareggiavano in queste prime competizioni fu assegnato proprio il rosso (il blu alla Francia, il verde alla Gran Bretagna, prima il bianco e poi l’argento alla Germania).
Il rosso iconico della Ferrari è quindi un retaggio delle rosse Alfa Romeo con cui correva la piccola azienda di Enzo Ferrari negli anni Venti del secolo scorso, quando ancora non produceva auto proprie, e divenuto per tutti il “rosso corsa”, identificato generalmente con il codice Pantone 185 C.
Il “rosso”, uno dei tre colori primari, è da sempre considerato il colore dell’estremo: è il simbolo della passione, dell’impeto, del pericolo e del divieto, del dinamismo e dell’energia, del lusso e della festa, del fuoco e dell’inferno ad esso associato, oltre che della collera e della battaglia.
L’origine della parola “rosso”
Il termine “rosso” (in inglese “red”, in francese “rouge”, in spagnolo “rojo”, in portoghese “vermelho” e in tedesco “rot”) nasce con la radice indoeuropea rudh- o reudh-, da cui derivano le parole latine rubens, ruber e rufus, da cui deriva a sua volta il termine italiano, il protogermanico rauthaz (da cui deriva il termine inglese “red”, il tedesco “rot” e il neerlandese “rood”), e i corrispettivi slavi, celtici, sanscriti.
Per questi ultimi la parola rudhiram significava sangue come sostantivo e rosso come aggettivo. Arriviamo poi al termine greco “éruthros”, da cui deriva “ereutrofobia”, vale a dire la paura ossessiva di arrossire in volto.
Il rosso: storia di un colore prima amato…
Il rosso è un colore che ha origini antiche: come abbiamo visto, in alcune lingue arcaiche il termine “rosso” era utilizzato per riferirsi al sangue o anche solo per descrivere un oggetto bello o colorato. Le prime testimonianze dell’utilizzo del pigmento rosso ricavato dall’ematite dell’argilla risalgono all’età della pietra, circa 400 mila anni fa. Circa 30 mila anni fa, nelle grotte di Altamira nella Spagna Cantabrica o di Lascaux in Francia i nostri progenitori dipingevano sulla roccia gli animali cacciati con il rosso ricavato dall’ematite.
Inoltre, alcuni ritrovamenti archeologici in Africa hanno portato alla luce centinaia di frammenti di pigmenti dai vari colori, costituiti principalmente da ossidi, idrossidi di ferro e idrossidi di manganese che hanno caratteristiche notevoli dal punto di vista tecnico per il loro potere coprente, l’intensità del colore e la durata applicativa.
In tutte le civiltà antiche il colore rosso ha avuto peso e importanza: in Cina, per esempio, si trovano le prime testimonianze di ceramiche nere e rosse tra il 5000 e il 3000 a.C. In Egitto tracce di ocra rosso sono state rinvenute nella tomba di Tutankhamon
ed è convinzione diffusa che fosse utilizzato come cosmetico femminile per truccare guance e labbra.
In Grecia il rosso era abbinato al nero per creare colori vivi e pieni di contrasto nelle ceramiche, nelle statue e nei templi. Sono state infatti rilevate tracce di pigmenti colorati nelle metope del Partenone, i pannelli scultorei marmorei originariamente situati sulle pareti esterne, da cui si deduce che originariamente il tempio più importante dell’Acropoli fosse riccamente colorato: il rosso e il blu erano i colori più utilizzati.
Nell’antica Roma il colore più in uso dopo l’ocra rossa era il cinabro costituito da solfuro di mercurio e, proprio per questo motivo, considerato tossico. Era così apprezzato e valorizzato che costava anche più del blu egizio. Nella Roma classica il rosso imperversa e i romani gli attribuiscono una simbologia più forte rispetto agli altri colori. Tuttavia, gli animali a manto fulvo o rosso destavano inquietudine e, negli esseri umani, i capelli rossi godevano di pessima reputazione tanto da essere considerato un segno negativo anche nel mondo germanico-scandinavo.
Il colore del sangue di Cristo segna l’indissolubile legame del rosso con il Cristianesimo, e poi con il vino e con il mondo ecclesiastico che eredita la porpora romana. Il rosso diventa presto simbolo di potere ed è amato dall’aristocrazia romana di cui inizia ad ornare gran parte delle stoffe, dei vestiti, degli ornamenti, delle pietre preziose, dei gioielli, delle decorazioni e degli emblemi.
…e poi odiato
Nel Cinquecento i riformatori religiosi posero un veto sull’utilizzo del colore rosso perché associato al concetto di lusso: vestiti e tinture di questo colore sono declassate per il costo eccessivo. Resterà il colore dei pittori del Rinascimento: nei secoli XVI e XVII il rosso era utilizzato per attirare l’attenzione dello spettatore. Il maestro dei rossi è Tiziano, che non a caso, ha dato il nome ad una particolare tonalità di rosso e che era solito utilizzare molti strati di pigmento mescolati con una glassa semitrasparente, che lasciava filtrare la luce, per rendere i suoi vermigli più luminosi.
“Un altro colpo sarà inferto al rosso dalla nuova scienza. Newton nel 1666 scopre lo spettro e lo detronizza. Dal centro del sistema (bianco, giallo, rosso, verde, blu e nero), nella classificazione dello scienziato inglese si trova a uno degli estremi (rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco, violetto)”. Il termine “infrarosso” coniato nell’Ottocento si riferisce all’energia invisibile emanata sotto l’onda di frequenza più bassa, quella del rosso appunto.
Nell’Ottocento il rosso si trasforma in un colore politico, divenendo il colore della bandiera della Comune di Parigi nel 1871 e poi della rivoluzione russa e cinese, a simboleggiare i partiti socialisti e comunisti, sovvertendo il concetto cinquecentesco del colore rosso associato al lusso e facendone prevalere l’istanza rivoluzionaria.
Il colore rosso ai giorni nostri
Se in Occidente il rosso presenta le diverse e contrastanti connotazioni che abbiamo visto, in Oriente richiama il significato di purezza (India) e buona fortuna (Cina), basti pensare agli abiti delle spose indiane e ai colori del Capodanno cinese. Ma come si declina questo colore nel mondo di oggi che non può prescindere dal web?
Se per la maggior parte dei siti internet predominano il blu, che richiama l’affidabilità e la solidità, e il verde, che rispecchia i trend ecosostenibili più attuali, il rosso è il colore della comunicazione e si ritrova in molti loghi aziendali proprio per lo stesso motivo per cui era scelto dagli scultori greci e dai pittori del Cinquecento: è infatti accattivante e impossibile da ignorare, riflette il colore del fuoco e richiama energia e dinamismo.
La sua visibilità è il motivo per cui è stato scelto per le autopompe dei Vigili del Fuoco e nei segnali di stop per attivare gli allarmi. Viene anche spesso utilizzato nei loghi di attività che hanno a che fare con l’industria alimentare, perché si pensa che questo colore stimoli l’appetito.
Alcune curiosità sul colore rosso
Questo colore caldo è protagonista anche della moda, dell’astronomia e dell’architettura. “Rosso Valentino” è il colore che rappresenta la casa di moda omonima. Secondo quanto dichiarato, questa sfumatura nasce da una suggestione dello stilista che da giovane assiste ad uno spettacolo al Teatro dell’Opera di Barcellona e una donna del pubblico lo colpisce con il suo abito in velluto rosso: “Fra tutti i colori indossati dalle altre donne, mi è sembrata unica, isolata nel suo splendore. Non l’ho mai dimenticata. Penso che una donna vestita di rosso sia sempre meravigliosa, è la perfetta immagine dell’eroina”.
Infine, il pianeta Marte, guarda caso dio romano della Guerra, è chiamato “il Pianeta Rosso” perché la regolite che ne costituisce il suolo è ricca di ossido di ferro. Sul pianeta Marte questa gradazione di rosso è più evidente che negli altri pianeti perché quando 4,5 miliardi di anni fa si formò il sistema solare, molti pianeti avevano ricevuto grandi quantità di ferro forgiatosi nel cuore di stelle morte da tempo. Mentre però la maggior parte dei pianeti ha avuto un collasso gravitazionale per cui il ferro si è concentrato nel nucleo, le dimensioni più piccole di Marte insieme alla gravità più debole hanno fatto sì che grandi quantità di questo elemento risultino presenti anche nei suoi strati più superficiali.
Infine, l’architettura: non è facile trovare edifici rossi nel paesaggio quotidiano, probabilmente proprio per la natura controversa che caratterizza questo colore.
Ma c’è un edificio realizzato dall’architetto francese Jean Nouvel che ne rispecchia il senso di energia e vitalità: il distretto scientifico e tecnologico voluto da Alberto Bombassei, fondatore della società Brembo, situato in provincia di Bergamo lungo una delle arterie autostradali più trafficate e che prende il nome di Kilometro Rosso.
Il colore è stato scelto per 2 motivi: da un lato per la vivacità della tinta che richiama l’attenzione degli automobilisti che percorrono l’autostrada e, dall’altro, per rendere un omaggio alla società committente, la Brembo, che fornisce i freni alla Ferrari e a molte case automobilistiche della F1… torniamo così, come un filo rosso (!) che collega tutte le sfumature di questo controverso colore, al rosso corsa Ferrari che ha aperto il nostro articolo.