Una breve analisi della storia di un colore, il giallo, dalle caratteristiche ambigue. Con le sue sfumature cangianti dall’oro all’ambra fino a toni più scuri, le sue applicazioni spaziano dalla storia dell’arte, alla televisione, alla musica.
Nei disegni dei bambini i colori del mondo sono perfettamente definiti e inequivocabili: il sole è giallo e il cielo è azzurro, suo colore complementare. Una volta adulti scopriamo che, invece, il sole è bianco (anche se, per correttezza, va precisato che il suo colore effettivo è oggetto di un’annosa controversia) e che appare giallo ai nostri occhi a causa del passaggio dei suoi raggi attraverso l’atmosfera terrestre, mentre il cielo si presenta azzurro per effetto della luce che entra in contatto con i gas dell’aria.
Il giallo è il più luminoso tra tutti i colori dello spettro cromatico e quello che più di ogni altro cattura l’attenzione. In natura è il colore dei girasoli, dei tuorli d’uovo, dei limoni, del miele e dell’oro, mentre nel mondo artificiale creato dall’uomo è il colore che preannuncia l’arresto dei semafori, degli indicatori di direzione nelle automobili e dei segnali di richiesta di attenzione in genere (i cartelli stradali, il cartellino giallo in segno di ammonizione nel calcio o i post-it, per esempio). È il colore della gioia e dell’ottimismo, dell’illuminazione, della curiosità, della creatività e della leggerezza. Ma, come già abbiamo visto più volte negli articoli di questa rubrica, anche il giallo ha il suo lato oscuro: è il simbolo della codardia, del tradimento e della gelosia, dell’egoismo e della follia. E’ anche il colore della cautela e delle malattie fisiche (ittero, malaria e peste). Si tratta quindi di un colore ambiguo anche nelle sfumature: il giallo brillante e intenso è sinonimo di positività, mentre quello più tenue e “in ombra” riporta a sensazioni negative. Dichiara infatti il famoso storico del colore Michel Pastoureau nel suo libro dedicato al giallo: “Il giallo è un colore gradevole, tenue e gioioso, ma messo nell’ombra diventa presto sgradevole e la minima mescolanza lo rende sporco, triste, brutto e di poco interesse”. Il giallo e le sue diverse sfumature, tra cui l’oro, hanno affrontato vicissitudini alterne nella storia occidentale. Vediamone alcuni esempi.
L’origine della parola “giallo”
Il termine “giallo” (in inglese “yellow”, in francese “jaune”, in spagnolo “amarillo”, in portoghese “amarelo” e in tedesco “Gelb”) risale al protogermanico “gewalz”, che indicava sia il giallo sia il verde pallido, come già abbiamo visto nel nostro articolo dedicato al verde. Da qui sono nati i termini latini “galbus” (verde pallido) e “galbinus” (giallo). Questi hanno dato vita al “jalne” dell’antico francese, progenitore diretto del termine italiano “giallo”. Una curiosità dell’etimologia di questo termine è legata al fatto che la radice indoeuropea ghel, che significa ”brillante, splendente”, a cui si fa risalire l’origine del termine, significa anche “urlare, gridare” e non è un caso che queste due parole si possano tradurre in inglese con yell, che ricorda yellow.
Un’altra conferma del fatto che il giallo, oltre a rappresentare un colore vivace, attira l’attenzione fin dal nome stesso.
Il giallo nella storia
Nelle pagine dedicate al giallo, di nuovo Pastoureau descrive usi e significati di questa particolare tonalità cromatica. Si pensa che il colore giallo, proprio perché così legato agli elementi presenti in natura, sia uno dei primi colori usati dagli esseri umani. Nelle pitture rupestri preistoriche, il giallo era spesso utilizzato per rappresentare il sole e altri oggetti luminosi. Le prime testimonianze dell’utilizzo di pigmenti gialli derivati da terreni argillosi ricchi di ocra risalgono a 45.000 a.C. per la decorazione di corpi umani e pareti di caverne. Nell'antico Egitto, i corpi degli dei erano dipinti di un giallo vivido per ricordare l'oro associato al sole. E se gli antichi greci lo usavano negli affreschi parietali, i romani lo utilizzavano per decorare gli indumenti di cerimonie e matrimoni. Il giallo per tessuti o opere artistiche veniva ricavato dai vegetali e dai solfuri, che contengono lo zolfo che può talvolta provocare turbe mentali e, per questo motivo, veniva considerato un colore diabolico, preludio dell’accezione negativa che il giallo assunse nel Medioevo. In questa fase storica era infatti il colore dell’invidia, della gelosia, della menzogna, del disonore e del tradimento, e collegato a qualcosa di falso e ambiguo, di cui non ci si può fidare. Tali idee furono rafforzate dalla medicina dell'epoca, secondo la quale la bile gialla era associata ad un temperamento collerico, ritenuto violento, instabile, rancoroso e ipocrita. Il giallo divenne così il “colore dell’inganno” e iniziò ad essere accomunato a coloro che erano ai margini della società a partire da Giuda Iscariota, che nell'arte spesso indossava una veste gialla, fino alle etnie degli esclusi e dei condannati, come gli ebrei. Dal XIII secolo, i concili imposero infatti agli ebrei di portare un simbolo di riconoscimento identificato in una stella gialla o rossa che evocava l’Oriente, una triste usanza ripresa tra gli anni ‘30 e ‘40 del Novecento quando la stella di David, spesso di colore giallo, fu imposta dai nazisti a tutti gli ebrei tedeschi e residenti nei territori occupati sopra i 6 anni per renderli facilmente identificabili e, quindi, perseguibili.
Nei Paesi dell’Europa centrale i manicomi erano dipinti di giallo e le prostitute indossavano capi di abbigliamento gialli per attirare l’attenzione su di sé alla luce dei lampioni. È, di nuovo, il colore che più degli altri si distingue. Alcune delle scelte cromatiche più particolari che hanno come protagonista il giallo traggono origine proprio da questo aspetto; basti ricordare, per esempio, i “gilet gialli” catarifrangenti scelti come simbolo del movimento di protesta che scosse la Francia alla fine del 2018 e che da essi ha preso il proprio nome.
Oro e giallo nella storia dell’arte
Se, come abbiamo visto, questo colore era sacro per gli egizi e per altri popoli come i babilonesi perché richiamava l’energia e la potenza del sole, nella sua nuance dorata il giallo torna ad essere protagonista di molte opere d’arte, a partire dai Greci fino ai nostri giorni. Nell’antica Grecia la foglia oro era usata principalmente per la decorazione di statue, tra cui le più famose erano le criselefantine - dal greco chrysós ("fatto d'oro") ed élephas ("fatto d'avorio") - di cui Fidia fu lo scultore più noto: in genere, erano realizzati in avorio le parti nude della statua, come braccia, viso e gambe, mentre erano coperte di foglia oro le vesti, l’armatura, i capelli e gli accessori. A partire dal 400 d.C. si diffusero a Costantinopoli, in Irlanda e in Italia i manoscritti illuminati, opere in cui accanto ai testi erano presenti iniziali, bordi e miniature realizzate con foglia d’oro o d’argento. Nel Medioevo la foglia oro divenne simbolo della pittura dell’arte cristiana: nei dipinti sacri dell’epoca il cielo era realizzato con l’utilizzo di foglia oro, secondo quella che era la tecnica nota come “gold ground”, che vide la sua massima diffusione intorno al 1300 prima in Italia e, successivamente, in altri Paesi europei.
Nella pittura moderna la foglia oro ha continuato ad essere utilizzata dagli artisti per la decorazione di quadri ed opere d’arte diverse. Fra di loro il più famoso è senza dubbio Gustav Klimt. Durante quella che è stata denominata la sua “golden phase”, l’artista realizzò una serie di opere con la foglia oro che lo portarono all’apice del successo.
Tornando all’accezione del giallo meno “sfarzosa”, non possiamo non citare l’opera di Van Gogh, colpito dall’abbondanza di questo colore nel paesaggio meridionale della Francia. Nel marzo 1888, quando arrivò per la prima volta nel Sud del Paese, scrisse infatti al fratello Théo: “Il sole mi abbaglia e mi dà alla testa, un sole, una luce che non posso chiamare altro che giallo, giallo zolfo, limone giallo, giallo dorato. Com'è bello il giallo!". Ne fu così colpito che decise di riprodurlo in moltissime sue opere, tra cui i famosi “Girasoli”. Tuttavia, nei dipinti di questa serie la vernice sta virando inesorabilmente al marrone a causa del lento decadimento della pellicola pittorica dovuto all’utilizzo del pigmento giallo cromo (cromato di piombo) che imbrunisce con il trascorrere del tempo a causa dell’ossidazione. Anche in questo caso, quindi, il giallo ci riporta ad una dimensione di decadenza, morte o malattia.
Ai giorni nostri il giallo e l’oro continuano ad essere utilizzati nell’arte, soprattutto nella scultura, nella cosmetica, nella pittura e nella moda con le accezioni più diverse.
Qualche curiosità sul giallo
Nel 1929 in Italia la casa editrice Mondadori aveva scelto “il giallo” per la sua nuova serie di libri polizieschi, risaltandone la connotazione negativa legata all’inganno, alla slealtà e al tradimento che riporta all’ambito investigativo al centro di questo specifico genere letterario. Nella cultura francese si utilizza il detto “mostrare a qualcuno che ha il becco giallo” per indicare che la persona con cui si interagisce si sta sbagliando o che è inesperta. L’espressione linguistica deriva dal becco giallo dei piccoli falchi, che non sanno ancora cacciare. In Francia, ancora, il giallo è il colore simbolo della maglietta del vincitore del Tour de France, introdotta nel 1919 per iniziativa del giornalista de L'Auto (l'attuale L'Équipe) Henri Desgrange. Il colore fu scelto proprio in onore del giornale, stampato appunto su carta gialla. Prima della maglia gialla, il leader della corsa portava un bracciale verde, che però risultava difficilmente identificabile durante le corse.
Negli Stati Uniti, la definizione di giornalismo giallo (“yellow journalism”) fa riferimento alla stampa scandalistica basata sul sensazionalismo nel descrivere i fatti di cronaca, che conobbe un grande successo alla fine del XIX secolo.
Le “pagine gialle”, gli elenchi telefonici delle aziende conosciute in tutto il mondo prima della diffusione di internet, nacquero nel 1883, quando un tipografo di Cheyenne, nel Wyoming, che stava stampando un normale elenco telefonico, rimase senza carta bianca e utilizzò quella gialla. Da allora le “pagine gialle” contraddistinguono gli elenchi delle imprese, differenziandosi proprio grazie a questo colore dalle “pagine bianche” degli elenchi privati.
Il giallo nella musica e nel gioco
Ancora oggi il giallo è protagonista della televisione, dei giochi e della musica. Ma se in ambito televisivo questo colore viene scelto per la sua capacità di attirare l’attenzione – questa è infatti la motivazione che Matt Groening, l’ideatore della famosa serie di cartoni animati “The Simpson”, dà a chi gli chiede come mai abbia scelto proprio il giallo per identificare i suoi celebri personaggi – nella storia della musica evocare il giallo riporta a quel senso di ambiguità che lo contraddistingue, a partire da “Yellow Submarine” dell’album Revolver, long play dei Beatles pubblicato nell’agosto 1966, fino a “Yellow” dei Coldplay (2000), con cui la band di Chris Martin si è fatta conoscere in tutto il mondo. Nelle intenzioni del quartetto di Liverpool la canzone dalle sonorità molto orecchiabili avrebbe dovuto essere una favola per bambini, comprensibile a chiunque, ma i fan vi lessero riferimenti sottesi al consumo di sostanze stupefacenti. La leggenda narra infatti che Yellow Submarine fosse proprio il nome di un tipo di anfetamina diffusa all’epoca. Nel caso della canzone d’amore dei Coldplay, invece, scritta secondo Martin come atto di devozione verso la persona amata, molti vi leggono un riferimento alla malattia o, più probabilmente, all’anoressia della donna a cui la canzone è dedicata.
Ecco, infine, un ennesimo, ultimo riferimento alla doppia faccia di questo colore: le minifigure LEGO note in tutto il mondo furono create per la prima volta nel 1975 e fu scelto il giallo per promuovere l’idea di neutralità razziale. Tuttavia, con il tempo, emerse che se le popolazioni di etnia bianca si identificavano facilmente con le minifigure gialle, lo stesso non si poteva dire per le popolazioni di pelle scura. A partire dal 2003 l’azienda danese ha iniziato ad introdurre minifigure ispirate alla realtà (i protagonisti del basket NBA) o ai film (Star Wars o Jurassic Park, per esempio) con una colorazione della pelle più realistica.
Ancora una volta il giallo si presenta in modo equivoco e ricco di significati diversi e contrapposti. Per questo motivo è forse meglio tornare bambini e identificarlo semplicemente con il colore del sole e della gioia o tornare a inventare ambientazioni LEGO con minifigure gialle, senza rimandi negativi ma – semplicemente - con la leggerezza a cui questo colore ci riporta nella sua versione più positiva.