Assovernici mette in guardia sulla competitività del settore italiano delle vernici e dei rivestimenti

Date: 21/11/2022
Categorie: Associazioni

Assovernici segnala che la differenza dei costi energetici tra USA, Asia ed Europa sta creando un divario competitivo.

Assovernici, l'associazione di categoria che rappresenta i produttori italiani di vernici e vernici, ha recentemente pubblicato un rapporto che richiama l'attenzione su come la differenza dei costi energetici tra USA, Asia ed Europa stia creando un gap competitivo per le parti coinvolte.

Assovernici segnala una costante inflazione su tutti i componenti utilizzati nel settore delle vernici e dei rivestimenti che sta determinando una sostanziale ripercussione negativa sul mercato, che rappresenta uno dei principali motori della produzione italiana con un fatturato annuo stimato intorno ai 2 miliardi di euro e una forza lavoro di quasi 10.000 dipendenti. L'Italia è inoltre al primo posto in Europa nella produzione di vernici in polvere per l'industria e al secondo posto nella produzione di vernici per l'edilizia.

La progressione esponenziale dei rincari iniziata nel 2020 si è consolidata durante l’anno successivo, influenzando tutte le materie prime. Per esempio, da gennaio 2021 gli aumenti dei pigmenti come il biossido di titanio hanno raggiunto il +60%, solventi e resine epossidiche, acrilici, vinilici e alchidici +100%; fino al 100% per resine acrilici, vinilici, da +25 a 50% per gli imballaggi e fino al 100% per pallet di plastica.

La crescita dei prezzi delle materie prime e dei trasporti è costantemente aggravata dall'aumento del costo dell'energia e dalla forte inflazione innescata dalla guerra in Ucraina. L’Italia e il resto dell’Europa sono caratterizzati da incrementi che sfiorano il 100%, mentre gli Stati Uniti d'America e l'area asiatica risultano meno colpiti.

La proiezione per i prossimi mesi rimane fortemente inflazionistica, dato l'elevato grado di incertezza causato da rilevanti fattori di rischio, quali il protrarsi della guerra in Ucraina e la possibile diminuzione dell’importazione di gas russo.