Leggi l’ultimo numero della rivista dedicata ai trattamenti delle superfici e alle finiture organiche e inorganiche – Edizione speciale su alluminio, architettura e design!
L’architettura metallica e le vernici in polvere sono un binomio vincente, un sodalizio indissolubile e uno scambio reciproco di input per l’innovazione, oltre ad essere anche una spinta potente alla ricerca e sviluppo nell’industria delle vernici al fine di soddisfare le crescenti richieste di durabilità in esterno e resistenza all’invecchiamento in un clima sempre più imprevedibile, ma anche per soddisfare i sogni dei progettisti in tema di colore e matericità.
Il dinamismo che è alla base dei rapporti fra il mondo dell’architettura – dal progettista e prescrittore al produttore e verniciatore – e quello delle vernici in polvere è simile solo a quello esistente fra l’industria dell’auto e il mondo delle vernici liquide. In Europa quando si parla di tecnologie per la finitura di componenti per architettura metallica – siano essi in alluminio o in acciaio, estrusi o lamierati – si associa ad essa l’immagine delle vernici in polvere, tanto è radicato, consolidato e interiorizzato dall’industria l’utilizzo di questi prodotti vernicianti.
Semplicemente, il mercato europeo non prende in considerazione alternative tecnologiche per il rivestimento organico dei manufatti metallici per architettura. E quelle rare volte in cui ci imbattiamo in profili, ad esempio, verniciati a liquido perché destinati al mercato statunitense, facciamo fatica a comprenderne il motivo. Solo nel coil coating la verniciatura a liquido ha motivo di esistere, per le specifiche resistenze meccaniche del rivestimento necessarie alla post-lavorazione del substrato. Non è solo l’Europa a portare la bandiera delle polveri per architettura, ma anche tutti quei mercati colonizzati dalla tecnologia europea, come gli Emirati Arabi, il Nord Africa, fino all’Estremo Oriente. In Europa però, soprattutto in Italia e in Spagna, risiedono le aziende pioniere dell’applicazione polveri su profili in alluminio.
A livello globale gli Stati Uniti d’America sono il mercato dove le vernici in polvere si utilizzano meno, tanto più in architettura, un settore dove le specifiche AAMA (in particolare la 2605) – pur coinvolgendo entrambe queste tecnologie di rivestimento – si basano su test e requisiti ancora molto orientati alle vernici liquide. Uno sviluppo tecnologico meno avanzato di quello europeo, inoltre, insieme a una coscienza ambientale non ancora del tutto sviluppata, fanno sì che le polveri (che sono prive di COV, nonché recuperabili e riciclabili) detengano ancora una quota minoritaria del mercato.
La tendenza però si sta invertendo: è ciò che ipcm® ha captato durante la sua terza partecipazione a Fabtech, uno dei maggiori eventi nordamericani per la lavorazione e la finitura dei metalli, il place-to-be negli USA per l’industria delle vernici e della verniciatura, che quest’anno si è svolto a Chicago dall’11 al 14 settembre. Tanta la tecnologia europea presente, che con puntuali strategie di marketing e comunicazione sta contribuendo alla diffusione dei cicli di verniciatura a polvere sostenendo il relativo cambiamento tecnologico. Strategico anche il lavoro di informazione, ricerca, sviluppo, formazione e validazione dei prodotti che sta facendo il ChemQuest Powder Coating Research con l’aiuto di Kevin Biller, ormai ospite fisso di questa testata con la sua rubrica Ask Joe Powder.
Tanti di questi temi li troverete approfonditi nelle prossime pagine di questo numero di ipcm® che contiene un focus su “Architettura&Design”, oltre ad offrire il consueto spaccato tecnologico del mondo dei trattamenti di superficie.
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