La notizia ha fatto il giro del mondo: lo sciopero di 6 giorni indetto tra il 19 e il 25 febbraio dai dipendenti di SETE, la società che gestisce la Tour Eiffel, ha messo in luce una situazione che chi lavora quotidianamente a contatto con la Lady di Ferro più nota al mondo dice non essere mai stata così drammatica: la corrosione delle sue travi di ferro puddellato.
Come mai un problema così comune delle superfici metalliche non era mai stato sottolineato in maniera tanto eclatante e in una struttura così a rischio come la torre Eiffel? Per comprenderlo dobbiamo fare qualche passo indietro.
Come è nata la torre Eiffel?
Con i suoi oltre 300 metri di altezza, la tour Eiffel svetta sui tetti della capitale francese dal 15 maggio 1889, quando fu aperta al pubblico in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi e dopo due anni dalla posa delle sue fondamenta. Il progetto presentato da 2 ingegneri della Compagnie des Établissements Eiffel gestita da Gustave Eiffel, uno dei più accreditati “architetti del ferro” del periodo, vinse il concorso indetto per realizzare un’opera monumentale unica al mondo e destinata a diventare, nelle intenzioni del governo francese che scelse il disegno vincitore, una delle curiosità più interessanti della capitale. Avrebbe dovuto restare in piedi per 20 anni, il tempo utile a Gustave Eiffel per rientrare delle spese per la costruzione dell’opera che finanziò in gran parte di tasca propria, ma divenne presto un simbolo insostituibile della città.
Vediamo alcune delle sue caratteristiche costruttive in dettaglio:
- Disegni di studio: 5300
- Composizione: 18.038 elementi metallici e 2.500.000 rivetti;
- Peso totale: 10.000 tonnellate;
- Peso della carpenteria in metallo: 7.300 tonnellate;
- Costo totale: 7.800.000 franchi-oro;
- Numero di visitatori: oltre 200 milioni dal 1889;
- Numero di gradini: 1.665 a partire dal suolo;
- Passo tra i pilastri alla base: 124,90 metri;
- Distanza tra i pilastri: 72,25 metri;
- Larghezza dei pilastri: 26,08 metri.
La storia della verniciatura della Lady di Ferro
Dalla sua fondazione, i 250.000 m2
di superficie della torre vengono riverniciati ogni sette anni, per un totale di 60 tonnellate di vernice applicate in un intervento che dura in media 16 mesi per un costo totale medio di 3 milioni di euro. Si legge sulla pagina web ufficiale
a lei dedicata che “la campagna di verniciatura è un evento importante nella vita del monumento e assume, come tutto ciò che è legato alla Torre Eiffel, un carattere davvero mitico: la durata nel tempo di un'opera d'arte conosciuta in tutto il mondo, il colore del monumento simbolo del paesaggio parigino, l'impresa tecnica dei verniciatori insensibili alle vertigini, l'importanza dei mezzi utilizzati”.
Già nel momento della sua costruzione Gustave Eiffel sottolineava l’importanza dell’intervento di verniciatura: “non si può sottolineare abbastanza il principio che la verniciatura è l'elemento essenziale della conservazione di un'opera metallica e che le cure che vi vengono apportate sono l'unica garanzia della sua durata. Questa considerazione aveva un'importanza speciale per la Torre, a causa del volume ridotto di ciascuno degli elementi che la componevano, del loro spessore esiguo e delle eccezionali intemperie a cui erano esposti".
In media ogni 7 anni, quindi, la Lady di Ferro cambia il colore del proprio abito. Per il suo primo “vestito” fu scelto il rosso Venezia, applicato direttamente nelle officine Eiffel in quattro mani di vernice al piombo (minio), oggi vietata ma allora considerata il miglior agente anticorrosivo. Subito dopo la sua inaugurazione per l’Esposizione Universale fu rivestita da uno strato spesso di marrone rossastro e, successivamente, nel 1892, di ocra bruno. Nel 1899, poco prima dell'Esposizione Universale del 1900, diventò gialla: furono infatti applicate 5 gradazioni di questa tinta, dal giallo arancione della base al giallo chiaro della cima. “Queste due campagne di riverniciatura avviate in meno di 11 anni dimostrano l'importanza attribuita da Gustave Eiffel alla protezione della struttura metallica, unico mezzo per garantirne la durabilità. Ogni campagna di riverniciatura è l'occasione per sperimentare nuovi prodotti, nuove formulazioni, affidate a imprese diverse (Société Anonyme des Gommes Nouvelles et Vernis nel 1889, Georges Hartog & Cie nel 1900) al fine di migliorare la protezione della Torre, ma anche per proporre una nuova lettura di questo edificio singolare."[1] Nel 1907, nell’anno cioè della sua “perpetuazione”, Gustave Eiffel optò per il colore giallo-bruno che la ricoprì per 47 anni. Nel 1954 si ebbe un ritorno alle origini con un colore rosso-bruno e nel 1968 fu scelta per lei la tonalità simil bronzo con cui è nota, il “brun Tour Eiffel”.
Come si vernicia oggi la Tour Eiffel?
Ancora sul sito ufficiale di questo monumento storico si trova una dettagliata analisi dei dati e delle procedure che ne caratterizzano il processo di verniciatura. Qui di seguito riepiloghiamo i dati di questo intervento monumentale:
- 60 tonnellate di vernice;
- circa 50 operatori specializzati in costruzioni metalliche ad alta quota e sui piloni, insensibili alle vertigini;
- circa 15 tonnellate stimate per il peso della vernice rimossa tra 2 campagne;
- 250.000 m2 riverniciati;
- 55 km di corde di sicurezza per i verniciatori appesi alla struttura.
Ogni campagna rappresenta un'occasione per verificare dettagliatamente le condizioni in cui versa l’edificio e, se necessario, sostituire le parti metalliche corrose. L'entità e la complessità del lavoro richiedono un metodo rigoroso che include:
- una fase preliminare di individuazione delle aree più corrose;
- sverniciatura di queste zone;
- eventuali riparazioni strutturali;
- pulizia della superficie per l’applicazione successiva;
- applicazione di una prima mano di primer anticorrosivo;
- seconda mano per un’ulteriore protezione contro la corrosione;
- terza mano di topcoat.
A seconda della complessità, una campagna di pittura può durare in media dai 18 mesi a oltre 3 anni (fa eccezione la campagna attuale di cui parleremo più avanti) a causa delle interruzioni dovute alle condizioni atmosferiche, sia in inverno sia in estate: è impossibile verniciare su un supporto troppo freddo e la vernice non aderisce bene sul bagnato.
Alcune curiosità ne caratterizzano poi la verniciatura: i verniciatori lavorano ancora oggi con i metodi tradizionali utilizzati ai tempi di Gustave Eiffel, applicando la vernice principalmente a mano con pennelli Guipon. E anche i verniciatori appesi con le corde alla struttura per riverniciarla sono diventati un simbolo iconico di questa operazione. Un’altra particolarità sono le 3 sfumature di colore che caratterizzano la vernice scelta, dalla più scura applicata sulla parte inferiore alla più chiara della parte superiore, per creare un effetto visivo di uniformità se la si osserva da lontano.
La 20esima campagna di verniciatura
In 130 anni, la Torre Eiffel è stata quindi già riverniciata 19 volte e dal 2019 è stata avviata la sua 20esima – complessa - campagna di verniciatura, che sta durando oltre il periodo previsto, a causa di numerosi contrattempi e che dovrebbe riportare la Torre ai fasti del suo abito dorato di inizio del XX secolo in occasione dei Giochi Olimpici di Parigi 2024.
Si legge nell’articolo di Pierre-Antoine Gatier, architetto responsabile dei Monumenti Storici alla cui società è stata affidata la gestione di quest’ultima campagna di riverniciatura, “questo intervento costituisce una tappa senza precedenti nella storia della Torre Eiffel, poiché è associata a un processo di sverniciatura dei precedenti strati e di restauro strutturale. Si tratta di una svolta importante verso un nuovo approccio conservativo […], che mira a controllare la corrosione espansiva dei materiali ferrosi. È anche una straordinaria storia culturale che riflette la scelta della tonalità, l'inserimento della Torre nel grande paesaggio urbano di Parigi. L'approccio scientifico messo in atto nell'ambito di questa 20ª campagna di pittura integra così una metodologia di studio adatta, associando l'analisi dei dati storici alle informazioni scientifiche raccolte sul campo nell'ambito delle campagne di ispezioni complementari. Questo metodo ha permesso di analizzare con precisione la storia delle campagne di verniciatura della Torre Eiffel, fornendo informazioni sui vari stati storici, le tonalità utilizzate, la loro composizione, i produttori, gli applicatori, le ragioni del cambiamento di tonalità, ecc.”
Problemi e imprevisti dell’ultima campagna
Dopo la pausa di 9 mesi dovuta alla pandemia, la campagna è ripresa a gennaio 2022 per interrompersi nuovamente a causa dell’elevato livello di piombo rilevato dalla rimozione dei 19 strati di vernice precedenti. Si legge in un articolo di France Bleu che “i livelli di piombo intorno al monumento continuano a essere problematici. Il "piquage", la tecnica utilizzata per rimuovere gli strati di vernice arrugginiti raccogliendoli in una grande rete, ha rallentato i lavori. Questa raccolta degli strati di vernice più antichi ha rilasciato una grande quantità di piombo.” Il piombo è un agente cancerogeno per cui i lavoratori che effettuano il piquage devono indossare maschere protettive idonee ed effettuare una doccia decontaminante al termine di ogni turno di lavoro.
L’obiettivo del Comune di Parigi era che la Torre Eiffel fosse completamente riverniciata per l'inizio dei Giochi Olimpici di Parigi nel 2024, ma i lavori saranno sospesi per l'intera durata della competizione e riprenderanno solo alla fine delle Olimpiadi.
La corrosione del ferro: la Dame mostra i suoi 135 anni
Nei progetti iniziali, la Torre Eiffel avrebbe dovuto stagliarsi nel cielo di Parigi solo per 20 anni: il suo smantellamento avrebbe dovuto avvenire nel 1909, ma molto prima, nonostante l’iniziale scetticismo convertito spesso in vera e propria ostilità, la Dame de Fer aveva già conquistato il cuore - e gli occhi - dei parigini, e non solo. Se fosse stata smantellata, la Torre avrebbe risolto – certo in modo drastico – uno dei più gravi problemi che affliggono le sue strutture metalliche: la corrosione. Lo stesso Gustave Eiffel aveva affermato che “identificare e arrestare la diffusione della ruggine rappresenta la sfida più grande per la sua longevità” e ne aveva identificato una possibile soluzione nella frequente manutenzione suggerita per mantenere la struttura in vita il più a lungo possibile. A causa del prorogarsi dell’ultimo intervento di riverniciatura, sono venuti alla luce alcuni difetti mai emersi prima, come macchie di ruggine e crepe diffuse. Questa è la situazione rilevata e denunciata dai lavoratori in sciopero a febbraio preoccupati per il degrado visibile ad occhio nudo della struttura. Lo sciopero che ha bloccato l’accesso dei turisti a uno dei monumenti più famosi ha avuto ovviamente un’eco internazionale che ha dato il via a diversi dibattiti.
Già in un articolo del giugno 2022 il settimanale Marianne si chiedeva provocatoriamente se, dopo aver visto Notre-Dame bruciare, i parigini avrebbero assistito ad un’altra catastrofe: il crollo del loro simbolo, la Tour Eiffel. “Secondo diversi rapporti riservati (tre perizie confidenziali effettuate tra il 2010 e il 2016, NdR) – scriveva il settimanale – “il più famoso monumento francese versa da diversi anni in uno stato molto degradato e la sua manutenzione lascia molto a desiderare”. E la testimonianza riportata non rassicurava certo sulla situazione: “In caso di emergenza (per le zone ammalorate, NdR), in certi punti si applica semplicemente una mano di vernice sugli strati già esistenti, che si sfaldano e non tengono, è un'eresia.”
Smantellare o riverniciare?
Il problema sottolineato da più parti è che la Torre avrebbe bisogno di una riparazione completa, ma è attualmente oggetto di un semplice restyling estetico in previsione dei Giochi Olimpici di quest’anno. Il costo di questa campagna, per cui un terzo del monumento avrebbe dovuto essere smontato per effettuare l’applicazione di 2 nuovi strati di vernice, corrisponde a 60 milioni di euro. Gli imprevisti di cui abbiamo già parlato hanno fatto sì che solo il 3% della struttura sarà sottoposta a riverniciatura prima dell’importante evento sportivo che concentrerà su Parigi le telecamere di tutto il mondo. Secondo il Guardian, “SETE, la società che gestisce la Torre di proprietà del municipio al 99%, è riluttante a chiuderla per un lungo periodo a causa delle perdite delle entrate turistiche. La torre accoglie circa 6 milioni di visitatori in media all’anno, rendendola il quarto sito culturale più visitato in Francia dopo Disneyland, il Louvre e il Palazzo di Versailles. La sua chiusura forzata per il Covid nel 2020 ha comportato una perdita di entrate di 52 milioni di euro”. E il quotidiano inglese prosegue l’analisi sottolineando che in un rapporto del 2014 la società Expiris, specializzata in trattamenti superficiali, ha rilevato che la torre presentava crepe e ruggine e che solo il 10% della vernice più recente aderiva alla struttura. "Anche se lo stato generale della protezione anticorrosiva sembra buono, ciò può essere fuorviante. Non si può pensare di prevedere una nuova applicazione di una mano di vernice che non farà altro che aumentare il rischio di una perdita totale di adesione della struttura”.
Ancora nel 2016 un altro rapporto rilevava 884 difetti, di cui 68 che si riteneva rappresentassero un rischio per “la durabilità” della struttura. Secondo molti esperti, quindi, l’attuale campagna di riverniciatura rappresenterebbe un palliativo, quando la torre avrebbe bisogno di un intervento ben più radicale per proteggerla dal logorio del tempo.
Bertrand Lemoine, architetto, ingegnere e storico, è però più ottimista: secondo lui il nemico del ferro è la corrosione, causata dall'ossidazione del metallo esposto all'aria e all'umidità, ma che, se venisse riverniciata, la Torre Eiffel potrebbe durare per sempre. La stessa opinione sostenuta da Kako Naït Ali, ingegnere dei materiali e specialista in corrosione, che in un’intervista spiega come la corrosione sia una degradazione naturale del ferro, ma che non ci sia niente di drammatico. “Bisogna vigilare sulle aree in cui c’è un impatto strutturale. Le zone in cui la ruggine è più visibile non sono necessariamente quelle in cui la sua presenza è più problematica: tra i rivetti, per esempio, non è visibile. Se la corrosione interessasse la zona di un rivetto, le deformazioni potrebbero creare giochi e consentire il passaggio di aria e acqua, aggravando ulteriormente il problema”. Tuttavia Naït Ali sottolinea che il monumento non può essere lasciato in questo stato. “Se volessimo conservarlo il più a lungo possibile, dovremmo smontarlo completamente e riverniciarlo. L'edificio è ricoperto da 3 mm di vernice: i 19 strati di vernice successivi dalla sua costruzione. In molti punti, la vecchia vernice e le tracce di corrosione vengono rimosse manualmente, prima di aggiungere il nuovo strato di vernice. È l'irregolarità risultante del supporto che dà l'aspetto visivo della marmorizzazione sotto la vernice. Non è l’ideale neanche per la sostenibilità” conclude l’esperta.
Il futuro della Signora di Ferro
Le immagini di parti della Dame de Fer corrose immortalate e postate dai lavoratori in sciopero e dai visitatori hanno fatto il giro del web, sollevando reazioni allarmate e preoccupate. Tuttavia, i responsabili della ventesima campagna di verniciatura rassicurano sul successo dell’ultimo intervento, spiegandone le difficoltà in un’intervista a franceinfo. "Questa è la prima volta che smantelliamo la Torre. È un successo incredibile essere riusciti a realizzare questo intervento", afferma Pierre-Antoine Gatier, rievocando l'impresa tecnologica. Lo smantellamento è stato tanto più difficile in quanto era necessario fare i conti con il piombo contenuto nel rivestimento della Torre: "Abbiamo dovuto reinventare tutte le tecniche di cantiere, ridefinire tutti i protocolli di lavoro. Questo è stato costoso", spiega l'architetto. E prosegue affermando che, “dopo l’operazione di sverniciatura effettuata alla fine della pandemia, Il ferro che abbiamo scoperto è in uno stato di conservazione eccezionale. Per quanto riguarda la corrosione, questa è strettamente superficiale e non mette in discussione la solidità delle parti in ferro". L'articolo di Marianne menzionava anche l'esistenza di 68 pezzi soggetti a segnalazione, su un totale di 18.000 pezzi. "Si tratta di elementi secondari. Non vi è alcuna urgenza per quanto riguarda queste riparazioni", risponde Gatier.
L’articolo di franceinfo prosegue citando Bernard Giovanonni, il consulente tecnico di Sete dal 2009 al 2016 che ha redatto su richiesta della società i tre rapporti citati da Marianne. "Siamo fortunati: la Torre Eiffel è fatta di ferro puddellato, un materiale su cui la corrosione è meno aggressiva. La struttura principale della Torre Eiffel resiste."
La percentuale di Torre riverniciata ad oggi è del 60% e include "le facciate esterne dei quattro pilastri, gli archi decorativi e quasi l’intera guglia", precisa SETE a franceinfo. Pierre-Antoine Gatier spera di “finire di verniciare tutte le facce esterne della torre” entro i Giochi Olimpici. Poi, il cantiere dovrebbe riprendere nel 2025-2026, con la verniciatura delle facciate interne inferiori, le parti in cui la vernice è più alterata. Secondo Sete, la 21a campagna di verniciatura, prevista dopo il 2026, consisterà in un nuovo intervento di sverniciatura, in particolare dell'arco decorativo tra i pilastri sud e ovest.
Sulle pagine della nostra rivista Corrosion Protection abbiamo più volte sottolineato le conseguenze che la corrosione comporta e i costi elevati che è necessario affrontare per il ripristino delle strutture ammalorate. La situazione che abbiamo descritto citando le testimonianze preoccupate dei media francesi e internazionali è il segno che, nel caso della Tour Eiffel, una strategia di intervento lungimirante ed efficace è necessaria. E’ impossibile pensare Parigi – e la Francia – senza questa anziana signora dalle ossa forti ma dalla corazza debole e senza quello che ha rappresentato nel corso della sua lunga storia, il simbolo dell’ingegneria moderna e industriale nel passaggio tra il XIX e il XX secolo.
[1] P.-A. Gatier, “La Tour Eiffel, une histoire de couleur” in “La Tour Eiffel sous toutes ses couleurs”, La lettre de l’Académie des Beaux-Arts numéro 95, pp. 28-33.